Il meridione dimenticato

Altro che partito del Sud: urge un partito dell’Italia

di Francesco Nucara

Sconcertano le cifre sciorinate nel corso della presentazione del Rapporto SVIMEZ. Sembra di essere ritornati agli anni ‘50-’70, quando le città meridionali si svuotavano dei loro cittadini, che partivano, alla disperata ricerca di un’occupazione che li facesse sopravvivere, verso città come Torino, Milano o Genova. Non ci sono più le valigie di cartone di una volta, piene di povere vettovaglie, le valigie di oggi sono magari colme di libri di ingegneria, medicina o giurisprudenza. Tutto ciò, a dispetto di un superficiale giudizio, si configura purtroppo come un impoverimento maggiore per il Mezzogiorno di quanto non lo sia stato alla metà del secolo scorso.

I Repubblicani avevano avvertito per tempo l’ormai intollerabile divario tra Nord e Sud e già nel 2005 avevano posto al Governo Berlusconi il problema di un’opportuna e giusta politica per il Mezzogiorno. Nel sottolineare la necessità di una politica coordinata per il Mezzogiorno, i Repubblicani hanno sempre evidenziato il bisogno che questa politica venisse indirizzata a coordinare interventi finanziati rispettivamente dall’Europa, dallo Stato, dalle Regioni e/o anche dalla Banca Mondiale degli Investimenti e dalla Banca Europea degli Investimenti.

Insieme a Giorgio La Malfa, nel corso di una conferenza stampa, presentammo un disegno di legge, spiegando i motivi per cui ritenevamo necessaria la costituzione di un Ministero per il Mezzogiorno: Non c’era la volontà di ritornare al passato - con l’intervento straordinario ad hoc - ma quella di spingere per una politica straordinaria del Governo a favore del Mezzogiorno.

Nel rimpasto di fine legislatura 2001-2006 l’allora Presidente del Consiglio comunicò che il Ministero sarebbe stato istituito, ma che non avrebbe potuto assegnarlo ai Repubblicani. Arrivò infatti il Ministero per lo Sviluppo, che andò in carica all.on. Gianfranco Micciché.

Naturalmente fummo soddisfatti per il successo politico, anche se lo fummo molto di meno per il risultato. Orbene, pensare adesso di sopperire alle carenze politiche con la costituzione di un Partito del Sud ci sembra azzardato. Lo costituirebbero le stesse persone che hanno avuto, e alcune di esse hanno tutt’oggi, ruoli importanti nella politica e nel Governo. E’ nostra convinzione che il Partito del Sud sia già stato abortito. La maggioranza che sostiene il Governo, sempre più spesso a colpi di fiducia, deve riflettere (e i repubblicani responsabilmente lo faranno) ricordando che la maggioranza parlamentare del Pdl sta al Sud e, se compatta, può esercitare il sacrosanto diritto di un riequilibrio territoriale, civile, economico e sociale. Solo così si potranno schiudere speranze per il Mezzogiorno.

Non siamo tra coloro che difendono i meridionali acriticamente, solo per ragioni di conterraneità. Come repubblicani, siamo ferocemente critici nei confronti di una classe politica imbelle, inadeguata, clientelare e perniciosa. In campagna elettorale ci siamo spesso sentiti dire: "sono un italiano che per caso è nato in Calabria". E quale colpa o merito ha un cittadino che è nato in un luogo invece che in un altro? Altro assunto: "nel Mezzogiorno c’è la criminalità ed è difficile fare impresa". A noi pare che Tangentopoli sia scoppiata a Milano e che anche le mazzette "pulite" elargite alla politica siano un problema per le imprese. Non vogliamo alcun favore ed alcuna elemosina. I meridionali hanno sviluppato da secoli un DNA capace di farli convivere con la miseria. Lo Stato faccia il suo dovere di Stato e consideri tutti i suoi cittadini alla stessa stregua. I cittadini italiani, tutti, sono garantiti dalla Costituzione e per essa sono tutti uguali. Lo Stato attivi tutti i poteri sostitutivi e, dove non può, modifichi le leggi vigenti per garantire sviluppo a tutti. I tassi impossibili della disoccupazione meridionale portano inevitabilmente a minori entrate fiscali ed a maggiori oneri sociali. Se nel Mezzogiorno ci fossero gli stessi tassi di disoccupazione del Nord del Paese, le tasse si pagherebbero anche al Sud e senza oneri sociali per lo Stato. Tremonti dovrebbe spiegarlo a Calderoli! Altro che Partito del Sud: urge un Partito dell’Italia. E’ questa una buona battaglia politica che il PRI deve intraprendere con coraggio e determinazione. Le battaglie, se sono giuste, si vincono sempre, ma, anche quando si perdono, ci sarà sempre qualcuno che continuerà a combattere.

Roma, 21 luglio 2009